Il nostro film documentario Transumanze ha partecipato in concorso al Festival Mente locale – Visioni sul territorio che si è tenuto dal 15 al 20 novembre 2022 tra Modena e Bologna. Con nostra grande gioia è risultato vincitore di uno dei premi in palio, il Premio Consorzio del Formaggio Parmiggiano Reggiano.
Per saperne di più sul festival e sui film presentati visita il sito
Il festival, la nona edizione
Mente Locale – Visioni sul territorio è un Festival nato e cresciuto sul territorio tra Bologna e Modena e dedicato alla scoperta dei molti modi di raccontare un territorio attraverso il cinema documentario. Giunto alla nona edizione, il Festival affianca a una selezione internazionale di film in concorso una forte attenzione ai luoghi e alle relazioni. I 19 titoli in concorso quest’anno offrono tanti sguardi differenti, diversi stili di racconto e luoghi, portandoci da un Iran in cui una giovane donna cerca faticosamente la propria strada, dividendosi tra la città e una campagna remota in cui la tradizione ha il dolce suono della musica, fino alla Toscana dei pastori emigrati dalla Sardegna. Dalla montagna di Mario Rigoni Stern alla Cina del triangolo d’oro, dai boschi di castagno da preservare alla Romagna del liscio, dall’agricoltura in Congo alle storie di chi resta in un Abruzzo interno che si spopola, fino a un road movie in autobus dalla Germania al Mali e molto altro ancora, in una selezione che dà conto di come sempre di più il linguaggio del documentario abbia allargato i propri confini.
Questo è lo spirito del festival, ritrovarsi sul nostro bellissimo territorio a scoprirne altri, discutere e assaporare, per ‘fare mente locale’ insieme.
Premio Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano per il regista dell’opera che meglio corrisponde ai valori del Consorzio, assegnato a Transumanze di Andrea Mura – 52’ – Italia 2021
Motivazione Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano Bellissime immagini di paesaggi verdi e terreni tondeggianti. Ad uno primo sguardo sembrano le colline emiliane, poi la scena si sposta su un gregge di pecore ed è allora che l’orizzonte si spinge più lontano. Cosa porta le persone a lasciare la propria terra e le proprie origini? La storia ci racconta di gente partita perché costretta o alla ricerca di una vita migliore. I protagonisti di questa avventura arrivano in una zona desolata, abbandonata dagli abitanti originari per rincorrere il benessere in città, e da lì ricominciano con il duro lavoro a mettere su radici, rivitalizzando se stessi e la natura che li circonda. Il pensiero ci porta a scoprire un parallelo con alcune zone Emiliane prima che la produzione di Parmigiano Reggiano si radicasse anche in appennino e in collina. Si alleva e si produce latte, linfa vitale che piano piano fa nascere case, ovili, che chiamano orgogliosamente capannoni e caseifici. Nello spazio di alcuni anni queste famiglie coraggiose e tenaci creano un tessuto sociale importante. Un connubio dove si sente parlare italiano con un forte accento toscano che risponde a chi ancora giustamente non dimentica la “lingua” d’origine: il sardo. La tradizione, importante viatico per mantenere salde le proprie radici, non si perde ma la ritroviamo nella modernità apportata dalle generazioni successive. Si potrebbe dire che sono come i nostri piccoli granuli di tirosina: intersezione tra passato, presente e futuro si cristallizza nel nuovo e si lega a questo piccolo ecosistema. I figli hanno migliorato la produzione avviando delle grandi imprese casearie dove si studia il giusto apporto d’innovazione tecnologica senza pregiudicare l’artigianalità e l’elevata qualità del prodotto. Eppure anche qui, dove si preserva il territorio e nascono per noi prodotti di qualità, ci si trova a combattere quotidianamente
con i costi di produzione, il prezzo del latte, i giganti della distribuzione, ma la loro passione, la cultura produttiva che nasce dall’attaccamento alle tradizioni li sostiene e non mollano. Le loro progenie sono stanziali come gli animali, di cui si occupano anche le donne. Dalle parole di quest’ultime si evince come anch’esse nel corso degli anni sono state un importante supporto. In ombra a volte o in prima linea in altre, decise nel voler dimostrare che possono fare lo stesso faticoso lavoro dei loro nonni o padri. I genitori hanno seminato e fatto germogliare una nuova realtà territoriale e nonostante la nostalgia per la grande isola lasciata, ora i discendenti sono pronti e fieri di continuare il loro lavoro, ma sempre con uno sguardo che guarda lontano, oltre il mare.